È il 15 Agosto e mi appresto a riprendere in mano il mio blog, caduto inevitabilmente in disuso un giorno in Colombia quando non funzionava niente di internet e ho mandato tutto a quel paese.

La versione in inglese, tra alti e bassi, è continuata per un po’ più di tempo. Saltuariamente, infatti, vi ho pubblicato questa o quell’impressione su viaggi o animali di sorta. La versione in italiano è, invece, rimasta relegata in un buco spazio-temporale dove campeggiava la colonna sonora del “ti aggiornerò domani”.

Scrivere su un blog per piacere, senza profitto alcuno, è un compito arduo per chi deve guadagnarsi da vivere in qualche modo. Detto tra noi, tutte le volte che stavo pensando di scrivere qualcosa, ho sempre preferito fare cose che mi davano benefici economici. Detto tra noi, preferivo lavorare, o meglio scrivere per qualcuno che mi pagasse, invece di farlo qui dove, sempre detto tra noi, non ci ricavo un bel niente.

A dire il vero, un giorno ci ho ricavato qualcosa. Ho messo la pubblicità e ho fatto quasi 1 euro in 1 giorno. Ma il sito era così brutto con tutti quegli annunci, e io con quell’euro comunque non ci campavo. Quindi ho rinunciato. Alla pubblicità. Al blog no, quello è rimasto ancora quiescente.

Il 15 agosto, se non stai in vacanza, è un giorno per riposare, o per fare le cose che hai lasciato in sospeso. Io ultimamente ho riposato un bel po’, quindi ho ben pensato di aggiornare questa pagina con un breve riassunto degli ultimi 11 mesi.

Come ben sapete, l’anno scorso di questi tempi stavo cominciando la mia avventura sudamericana. Poco prima avevo preso un’aspettativa dal mio lavoro (spoiler: sono ancora in aspettativa) perché avevo intenzione di fare in compagnia di Panos un grande viaggio del Sudamerica.

Il viaggio è andato benissimo, 4 mesi volati, un sacco di paesi visti, un sacco di coriandolo annusato.

Poi a gennaio siamo ritornati a Barcellona e mi sono cercata un lavoro. In barba alle varie crisi occupazionali che pensavo mi avrebbero colpito, dopo due settimane stavo già lavorando in una nuova azienda, un settore nuovo, un tipo di lavoro nuovo.

Inutile dire che mi annoiavo un sacco.

L’ambiente non mi piaceva, nessuno parlava di viaggi, era in un paesino inculato. Ho resistito 3 mesi e mezzo, in cui ho contato con grandissima dedizione i minuti che mancavano alla fine di ogni mio turno.

lavorare da casa

Lavorare da casa

A metà maggio me ne sono andata, e ho viaggiato in Grecia, Malta e Scozia. Dopodiché mi sono rimessa a lavorare come freelancer inseguendo il sogno di lavorare da casa, o meglio, di lavorare viaggiando. Se mi volete chiedere se è una stronzata oppure no, fatelo pure, ma io non so ancora la risposta. A volte è una figata, lavoro in aeroporto, lavoro nei tempi morti, lavoro da una spiaggia, faccio cose che mi interessano, ho tempo libero e motivazione. Altre volte i clienti non mi pagano, l’ansia mi seppellisce e il futuro è meno nitido. Vi prometto che il giorno che trovo una risposta univoca e convincente su se è meglio lavorare da casa o buttare il sangue in un ufficio non mancherò di farvelo sapere.

Al momento mi godo i suoi benefici e vi scrivo appunto da casa di mia madre, a Napoli, dove ho passato le mie ultime settimane.

E mi preparo ai nuovi programmi di viaggio per questo 2018.

Sabato prossimo vado in Grecia, dopodiché prenderò con Panos un aereo per Singapore, dove ci separeremo: lui andrà in Indonesia, io in Australia e in Nuova Zelanda. Lo rincontrerò dopo alcune settimane, in Indonesia, dove passeremo un po’ di tempo prima di andare insieme in Giappone, e nelle Filippine.

Che ve ne pare?