Se ti piacciono gli animali selvatici, a un certo punto della tua vita devi per forza andare in Africa.

Io che colleziono foto di zampe e sogno gli elefanti la notte, probabilmente ho aspettato fin troppo per andarci, ma la verità è che andare in Africa (a parte Marocco ed Egitto) è complicato e piuttosto costoso.

Se vuoi fare un safari, devi calcolare almeno 150 euro al giorno…Se ti va bene! Con questa cifra puoi avere tutto incluso, dormendo in campeggio e condividendo la macchina, ma da questi numeri non si scappa.

Quando mi sono apprestata ad organizzare il safari, non sapevo da dove cominciare. Sono stata mesi a cercare su Tripadvisor e forum di viaggi informazioni su dove andare, ma non mi ci raccapezzavo. Ho cominciato a comprare un cappello a falda larga e dei pantaloni color kaki, ma sentivo che non bastava…

Ghepardo safari Tanzania

Poi ho raccolto un po’ le idee, e nella lista di paesi dove c’era possibilità di buoni safari ho escluso:

  1. i paesi troppo instabili politicamente
  2. i paesi non accessibili al mio portafogli, ossia con voli di 2000 euro

Alla fine me ne sono rimasti due: Kenya e Tanzania. Entrambi piuttosto rinomati, raggiungibili con Turkish Airlines a un prezzo relativamente amico, ossia 490 euro a/r.

Ho cominciato quindi a cercare un safari: impresa ardua e prolungata, fino a che una manna dal cielo mi ha fatto trovare un sito che racchiude tutte le informazioni, mette a confronto tanti safari, te li filtra in base al prezzo, i giorni e i posti da vedere. Ed ha anche le recensioni!

Dopo un po’ di valutazioni ho optato per un safari in Tanzania che aveva solo 2 recensioni e un prezzo di 600 euro per 4 giorni di safari ed includeva però il trasferimento da/per l’aeroporto del Kilimangiaro e le notti prima e dopo il safari in albergo nella mitica Arusha.

Elefanti safari Africa

Ho capito quindi che i criteri per risparmiare sono i seguenti:

  • Dormire in tenda, non in hotel/guest house. Le tende le forniscono le vostre guide e ve le montano pure, voi dovete solo dormirci
  • Condividere una jeep con altre persone. Se è privato costa di più
  • Evitare add-on vari tipo wifi o pasti eccezionali
  • Non andare con i tour operatori più famosi, ma scegliere quelli emergenti

Chiaramente non resta comunque una cosa economica, ma almeno evitate di lasciarci un rene.

Tanzania safari

Indiana Jones dei miei stivali

Nel nostro caso, e adesso proseguirò con una simpatica storiella, il pagamento sarebbe avvenuto in contanti all’arrivo, quindi abbiamo prenotato il nostro volo sapendo che un certo John del safari (nome di fantasia) ci sarebbe venuti a prendere, all’una di notte, all’aeroporto del Kilimangiaro.

La mia unica garanzia era questa tipa che aveva lasciato una recensione sul sito di cui sopra e che avevo contattato per farmi rassicurare. (Mi aveva risposto: “sembra di no, ma esistono, non ti preoccupare!”)

Arriviamo all’una di notte all’aeroporto del Kilimangiaro, e usciamo fuori, sprezzanti, in cerca di questo John che avrebbe avuto un cartello col nostro nome sopra. E scopriamo che:

  • non c’è un fuori, ossia c’è, ma è così buio pesto che sembra solo un muro dipinto di nero
  • non c’è nessun cartello, nè con il nostro nome nè in generale nella vita
  • non c’è nessun John

Gli uomini della sicurezza, per completare il quadro, ci dicono che l’aeroporto sta chiudendo, quindi dobbiamo uscire, ma che non possiamo restare lì fuori, perchè è molto pericoloso.

Tanzania safari

Nel frattempo noi avevamo già mandato via spocchiose quei due taxi contati che c’erano, dicendo che avevamo già il nostro John che ci aspettava da qualche parte. Ah dimenticavo:

  • non ci sono strade

Io e Guance ci guardiamo nel solito stato di sconforto e disperazione, quando lei ha una trovata tanto insolita quanto brillante: “ma ci dovrà pur essere un numero di telefono di questo”

Scavando nelle mie email, trovo un numero. Obblighiamo quindi il tipo della sicurezza, che ci risponde con un serafico “Hakuna Matata”, a chiamare John con il suo telefono, per sapere che morte dobbiamo fare, che sono anche le 2.

Dopo un paio di tentativi un sonnolento John risponde al telefono, blatera qualcosa in swahili al nostro amico e chiude la telefonata.

He says sorry, he forgot“, ci commenta placido il tipo della sicurezza.

Dopo un iniziale “HE FORGOT?????????????????????”  siamo sopraffatte dall’eccitazione di avere ancora un posto dove andare e ci dimentichiamo del male che John ha fatto alla nostra ulcera nella mezz’ora precedente. Lo perdoniamo, mentre nel taxi che ci è stato nuovamente procurato ci inoltriamo nel buio pesto di questo continente.

La serenità africana ci ha già colpito.

Tanzania safari