Non è un mistero che la pandemia continui e che non si veda al momento la luce in fondo al tunnel. Noi nello specifico abbiamo avuto un paio di mesi di tregua in estate (che abbiamo sfruttato al massimo in Grecia) ma poi siamo ripiombati in questo buco nero senza fine fatto di queste quattro di mura e un po’ di voltastomaco.
È così. Il primo lockdown ho fatto come tutti: l’ho presa di petto, ho fatto ginnastica tutti i giorni, cantato, ballato, fatto pizze, corsi di disegno, imparato lingue, fatto corsi di programmazione, guardato film e tante altre cose. Poi i tempi si sono allargati e i lockdown non sono finiti, ma la nostra pazienza si.
Da viaggiatore provetto quale sono, sono sempre stata un tipo da esperienze. Non possedevo molte cose, quelle poche che avevo erano sempre solo per mera utilità, e ogni volta che ne avevo l’occasione le vendevo o le regalavo, per sentirmi più libera. I miei soldi li ho sempre spesi per esperienze, viaggi in primis, e non riuscivo a capire il valore degli oggetti. Non mi davano gioia e risultavano quasi sempre un fastidio, qualcosa di cui dovermi liberare.
Poi è venuta la pandemia e le esperienze praticamente hanno cessato di esistere. Tutti i vari torneremo a viaggiare sembrano fantascienza, ed è diventato utopico anche andare a mangiare una pizza. Le mie speranze e anche le mie aspettative si sono ridotte drasticamente. Se a marzo dicevo “spero di poter andare presto a Capo Verde”, adesso mi scopro a pensare “che darei per prendere un caffè in un bar”. Sto lentamente dimenticando cosa significa la libertà. Prendere un po’ d’aria per strada senza preoccuparti della polizia.
Di conseguenza, adesso che le esperienze non esistono più penso che il mio cervello stia cercando di aggrapparsi a qualche altra cosa. Alle cose, ai vestiti, agli oggetti. Vorrei avere un televisore più grande. Voglio cambiare la mia stufa. Vorrei non aver regalato i miei vestiti. Tutte cose che non mi sono mai appartenute. Eccolo qui, l’attaccamento alle cose materiali che mi sembrava così lontano dal mio stile di vita. La pandemia ha fatto anche questo.
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