Se per qualcuno di voi andare in Cina può già sembrare stravagante, decidere di fare un viaggio da Pechino alla Mongolia interna, ossia quella regione della Cina che confina con la Mongolia (da lì il nome originale), può sembrare una follia.
Eppure quando stavo studiando all’università di Pechino sembrava una cosa piuttosto normale da fare. Vari colleghi e amici ci erano già andati e insieme al compañero Guance abbiamo detto why not.
All’epoca vivevamo nel ridente quartiere di Wudaokou 五道口. Uscimmo alla ricerca di informazioni su un possibile itinerario, ci imbucammo in un’agenzia di viaggi qualunque e contrattammo l’incredibile esperienza che adesso vi narrerò.
Non vi dirò il nome dell’agenzia, non perchè non ne abbia idea, ma perchè è in cinese! Quindi non lo ricordereste. Non lo sapreste neanche leggere. Sarebbe veramente inutile. Ma veniamo a noi.
L’itinerario sarebbe stato a grandi linee questo:
Ad oggi, 7 anni più tardi, Google mi dice che ci vogliono 13 ore.
Perchè accidenti l’agenzia ci aveva detto ci sarebbero volute solo 5 ore? Questo non lo scopriremo mai. Fatto sta che il nostro viaggio verso l’accogliente Mongolia cominciò con una confortevole traversata di 17 ore in pullman.
In queste ore, abbiamo rischiato la vita nelle seguenti occasioni:
- quando la nostra guida ha deciso che doveva fare pipì, in autostrada, e il pullman si è fermato, in autostrada, con lei che espletava le sue funzioni esattamente affianco alla ruota, tipo cane, offrendoci una vista indimenticabile
- quando ci si è accorti di aver sbagliato strada, in autostrada, e il pullman ha fatto inversione a U, e poi ha continuato per 100 metri contromano, in autostrada, e alle mie rimostranze la guida ha risposto: 我负责, ossia, è responsabilità mia. Ricordo di averle gridato che se avessimo fatto un incidente la sua responsabilità non sarebbe servita a una ceppa, ma non cambiò niente. *Fun fact: tutte queste conversazioni avvenivano in cinese.
- quando guance, che si era pentita prima di aver abbandonato le sue serie tv, poi di aver abbandonato il dormitorio, e infine di essere nata, quasi tentava il suicidio in un mondo che non conosceva ancora gli smartphone
La qualità delle seguenti immagini scattate lungo il cammino è indicativa sul nostro stato d’animo
Arriviamo soltanto in tarda serata a Xilamuren 希腊穆仁, la prima tappa, dove ci aspettano delle pittoresche yurte in condivisione dove avremmo dovuto passare la notte.
Peccato che non ci fosse una yurta per noi!
Dopo una accesa discussione con la guida di cui sopra, che se la da miseramente a gambe, io e guance ci imbuchiamo in una yurta già occupata da 5 giapponesi, e dormiamo sul pavimento insieme a loro. Le giapponesi non dicono niente, neanche ci guardano, come se fosse la cosa più naturale del mondo che due straniere, peraltro le uniche nel circondario con gli occhi non a mandorla, entrino nella tua stanza e si mettano a dormire in un angolo.
Dopo una notte passata a battere i denti, dove l’unico tepore era generato dall’alito dei presenti, cerchiamo di capire dov’è il bagno.
Doccia: non pervenuta
Bagno: vedi sotto
Stavo per scrivere che sui bagni cinesi ci si potrebbe scrivere una tesi di laurea, se non fosse che sui bagni cinesi ci ho scritto in effetti una tesi di laurea. 145 pagine, per la precisione.
Cominciamo il nostro tour e andiamo finalmente alla prateria.
Ci sembra il momento giusto per affittare un Quad. Sfrecciamo nella prateria senza una meta, seguendo un tipo che ci faceva da guida su un motorino, ubriaco come pochi.
Dopo una giornata passata a pascolare e a fare sgommate sul quad nella prateria, la nostra guida con cui siamo ormai culo e camicia ci conduce a un ristorante, dove mangiamo stopposissima carne di montone ed assistiamo ad uno spettacolo del genere
Abbiamo anche un simpatico presentatore. Vi lascio immaginare con quale agilità io e Guance capiamo i suoi scherzetti in dialetto mongolo.
Il giorno seguente andiamo al deserto del Kubuqi 库布其, parte del gigantesco deserto del Gobi.
Il luogo prescelto è un posto mega turistico a un’ora da Baotou, che si chiama Xiang Sha Wan 响沙湾 o per attrarre turisti Resonant Sand Gorge, è grande 18.000 m² ed è un posto creato dal nulla in mezzo al deserto solo per far divertire i turisti.
Non ci siamo fatte mancare proprio niente: giro sul cammello (180 CNY), giro in seggiovia (40 CNY) in cui guance voleva morire perchè – tra le altre cose di cui ha paura – ha paura dell’altezza, slittino sulla sabbia (50 CNY), copriscarpe ridicolo (10 CNY), foto con 60 tailandesi in viaggio scuola (gratis).
Anche qui i bagni fanno la loro figura
Dopo aver accumulato sabbia ovunque e raccolto un po’ di Gobi da portare a casa, è il momento di tornare.
Si va in direzione Hohhot. Ci fermiamo in un museo non degno di nota, infine nella piazza principale dove acquisto un gelato a sapore di pisello che decido quindi di condividere con questo gatto.
Dopo altre 70mila ore stimate di viaggio ritorniamo a Pechino.
*** BONUS ***
Maggio 8, 2017 alle 11:34 am
So che Il deserto del Gobi è famoso perché ormai solo li praticamente si possono trovare cammelli (che sono originari di lì) e cavalli allo stato selvatico…tu ne hai visti? Che sensazioni da essere in mezzo ad una tale distesa si sabbia?